Mentre in Italia al ritmo di un giorno sì e un giorno no vengono aggiornate le proiezioni del Pil e l’impatto sul mercato del lavoro, negli Stati Uniti le cose non sembrano andare molto meglio, dove la situazione si è decisamente inasprita soprattutto dal punto di vista sociale.
Le scorse settimane di scontri e proteste infatti, al grido di “Black Lives Matter”, sono diventate un’ulteriore pietra miliare nella lotta al razzismo, con tutte le sue luci e le sue ombre. Un tema delicato che ovviamente non affronteremo in questa sede, ma che come vedremo fra poco è fortemente intrecciato con i contraccolpi che il mercato del lavoro sta subendo a causa della pandemia da Coronavirus.
Economia e Coronavirus: lo studio condotto da Burning Glass Technologies Usa
Il Coronavirus negli Usa ha generato più di 42 milioni di richieste di sussidio di disoccupazione e gli esperti hanno stimato che circa 100.000 piccole attività chiuderanno i battenti definitivamente.
Tuttavia il disagio economico e sociale che la pandemia ha creato non è equamente distribuito tra la popolazione statunitense: immigrati, i cosiddetti “black workers” e i “Latinos”, soprattutto donne, stanno subendo gli effetti negativi più pesanti di questa crisi.
Lo conferma anche lo studio condotto dai nostri colleghi americani Joel Simon and Matthew Walsh, di Burning Glass Technologies USA, insieme a Abbie Langston e Sarah Treuhaft (PolicyLink), Justin Scoggins (USC Program for Environmental and Regional Equity), studio in cui si è voluto approfondire quali fossero i settori economici maggiormente colpiti, dando così l’opportunità alle istituzioni coinvolte di studiare dei recovery plans adeguati.
Sono stati analizzati i dati estratti dagli annunci di lavoro pubblicati tra il 2 marzo e il 13 aprile che, incrociati con i dati demografici e quelli relativi alle retribuzioni fornite dal Census, hanno dato origine ad uno dei report più esplicativi dell’impatto sull’economia americana di questa crisi sui lavoratori, classificati per genere, appartenenza culturale e nascita, nelle 10 aree metropolitane più importanti degli Stati Uniti: Boston, Chicago, Columbus, Dallas, Detroit, Los Angeles, Miami, Nashville, San Francisco e Seattle.
L’analisi ha coinvolto tre settori:
- servizi legati alla sanità;
- servizi non legati alla sanità ma considerati comunque essenziali durante il lockdown;
- servizi non essenziali che hanno dovuto necessariamente bloccarsi.
Vediamo allora più nel dettaglio, riassunto in 7 punti fondamentali, che cosa è emerso dall’indagine condotto dai nostri colleghi.
1. Crollo delle offerte di lavoro
Come è intuibile, lo studio ha confermato come durante la fase iniziale di espansione dell’epidemia ci sia stato un crollo delle offerte di lavoro.
2. Servizi non essenziali
I lavoratori afroamericani rappresentano la maggioranza delle persone impiegate nel settore dei servizi “non essenziali” bloccati durante il lockdown.
3. Più rischio di contagio = disoccupazione
I lavori esposti ad un maggiori rischio di contagio da Coronavirus saranno sicuramente gli ultimi a tornare operativi, mettendo di conseguenza gli impiegati afroamericani, latinoamericani e i Nativi americani impiegati per la maggior parte in questi ambiti, in una posizione di disoccupazione nel lungo periodo.
4. Essential jobs meno colpiti, ma non in assoluto
Gli essential jobs sono stati in media tra quelli meno impattati dal rallentamento della crescita. Tuttavia anche in essi si riscontrano situazioni di declino del lavoro che anche in questo caso coinvolgono lavoratori Nativi americani e immigrati.
5. I lavori in crescita sono l’alternativa alla disoccupazione
I lavori invece che nel mezzo della pandemia hanno subito un’impennata devono essere considerati come un’alternativa perseguibile per garantire la futura sicurezza economica dei disoccupati.
6. Sanità e disparità economica
Ovviamente il mercato del lavoro legato alla sanità è quello che ha subito il minor declino complessivo rispetto agli altri settori. Tuttavia in essi si evidenziano dei gap retributivi che affliggono in particolar modo le donne afroamericane e latinoamericane.
7. Non tutte le città hanno subito il medesimo impatto negativo
È confermato dai numeri analizzati che le città che prima della crisi stavano già vivendo un momento di crescita economica hanno subito un impatto più morbido sul mercato del lavoro. Al contrario città il cui principale introito derivava essenzialmente dal turismo, come Miami e Nashville, stanno soffrendo più.
I numeri della pandemia in un’ottica più allargata
Quando parliamo, e parleremo in futuro, dei numeri delle persone che sono state coinvolte dalla pandemia che ha sconvolto il 2020, sarà necessario avere una visione a 360° considerando sia l’aspetto sanitario ma anche dell’occupazione. È proprio a partire da questi numeri e dalle considerazione che i player coinvolti (aziende, istituzioni, parti sociali) potranno trarne che potremo tracciare la strada dei prossimi anni, soprattutto in un’ottica di equità e parità di trattamento indipendentemente dall’appartenenza culturale.
Per saperne di più sullo studio condotto, approfondisci QUI.